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2024: il nostro agire rinnovato

vigneti in fiamme come metafora per le azioni (in) sostenibili per il 2024

Di Davide Dal Maso, CEO Avanzi

Qualche settimana fa ho intercettato una notizia su una pratica abbastanza corrente ma di cui non ero a conoscenza: ho appreso che, da un po’ di anni a questa parte, per prevenire i rischi di gelate tardive in primavera, in molte zone della Francia e dell’Italia centro settentrionale gli agricoltori riscaldano i vigneti. In pratica, posizionano tra i filari centinaia di bracieri.

Poiché questa operazione viene fatta di notte, quando le temperature sono più rigide, la vista delle colline illuminate dalle fiamme è piuttosto impressionante. Quello delle gelate tardive è un fenomeno che è aumentato considerevolmente in frequenza e intensità, dicono gli esperti, a causa dei cambiamenti climatici  non chiedetemi perché.

Il paradosso che mi ha colpito è che per contrastare un effetto dei cambiamenti climatici si adottano delle misure (la combustione) che in realtà li aggravano.

Ovviamente, la perdita del raccolto è una tragedia per un agricoltore e io capisco benissimo che chiunque farebbe di tutto per salvarlo (e salvarsi). Ma a me sembra che questo caso, che è pure molto particolare e probabilmente ha un’influenza insignificante sulle sorti dell’ecosistema, metta in evidenza la difficoltà di cogliere le enormi contraddizioni del sistema che abbiamo creato: arriviamo a riscaldare un ambiente aperto per difendere delle piante da anomalie atmosferiche che noi stessi (in senso lato) abbiamo causato e continuiamo ad alimentare attraverso comportamenti antinomici. Ma siamo talmente immersi in queste contraddizioni da non riconoscerle più come tali e a trovarle normali, nonostante la loro anormalità.

Così accettiamo che la COP28 sul clima sia stata organizzata e guidata dai Paesi produttori di petrolio un po’ come se affidassimo al barista la gestione del percorso di recupero di un gruppo di alcolisti e salutassimo come un successo il fatto che arriviamo a dichiarare che, in fondo in fondo, sarebbe bene, prima o poi, iniziare a bere un po’ di meno.

Così arriviamo a non riconoscere più come una informazione degna della nostra attenzione il fatto che ogni settimana decine di persone muoiano annegate nel Mediterraneo, nel disperato tentativo di ricercare un presente e un futuro migliore.

La verità è che non vogliamo vedere (anzi, vogliamo non vedere) quello che è lì davanti a noi, nella sua plastica evidenza e cioè l’insostenibilità del modello che abbiamo creato.

Però siccome questo modello è stato molto generoso con noi e ci ha dato tanto (benessere, sicurezza, libertà …), non lo vogliamo davvero superare. Sì, approviamo gli obiettivi globali di sostenibilità ma poi non ci preoccupiamo di raggiungerli e quando ci si fa notare che invece dovremmo cambiare rotta, c’è sempre un buon motivo per non farlo proprio adesso o per pretendere che sia qualcun’altro a muoversi prima.

Insomma, la sensazione è che i nodi stiano venendo al pettine: ci stiamo rendendo conto che non basta parlare di sostenibilità, bisogna agirla; che non basta prefigurare il cambiamento, bisogna realizzarlo; che le cose non vanno solo dette, vanno anche fatte.

Il che richiede di uscire dall’area di comfort, di mettere in discussione posizioni e privilegi, di rischiare l’ignoto.

Noi [di Avanzi] non siamo migliori di altri. Nelle contraddizioni ci dibattiamo continuamente e non sempre troviamo soluzioni che ci soddisfano. Abbiamo inserito la parola “azioni” nel nostro payoff per ricordare, prima di tutto a noi stessi, che ci dobbiamo provare.

Buon 2024.



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