di Avanzi

Il saluto di Avanzi a Riccardo Bonacina, fondatore di Vita

Sarà stato il ’98 o forse il ’99, non ricordiamo con precisione. Eravamo appena partiti con Avanzi e stavamo cominciando a fare le nostre prime cose. Vita ci dedicò una copertina, con tanto di foto del nostro piccolo gruppo e poi una lunga intervista. Magari il motivo era che non aveva di meglio da pubblicare (allora Vita era un settimanale e il terzo settore era meno prolifico di iniziative di quanto non sia oggi), ma fu una scelta editoriale non scontata. Non solo perché noi eravamo nessuno, ma perché non appartenevamo a quel mondo che rappresentava il riferimento e perfino la consituency di Vita.

Ci occupavamo di temi sociali, ma non eravamo una non profit, lavoravamo [anche] con le grandi corporate. Insomma, eravamo un po’ sospetti, disallineati. Riccardo non se ne fece un gran problema e ci offrì lo spazio che gli sembrava meritassimo. E così continuò a fare anche negli anni successivi.
Non riportiamo questo aneddoto per parlare di noi, ovviamente, ma di lui, del suo intuito, della sua indipendenza di giudizio e del suo coraggio (caratteristica giustamente sottolineata proprio oggi da uno dei suoi eredi).

Vogliamo citare un altro passaggio del percorso di Riccardo che invece non ci riguarda direttamente, ma che a suo tempo ci colpì molto – cioè la quotazione di Vita Editoriale alla Borsa di Milano. È un episodio quasi rimosso dalla memoria dell’economia sociale italiana, forse perché andò male. E va detto con onestà: fu un mezzo fallimento, tant’è che, dopo poco, fu ritirata dal listino. Però, ancora una volta, un gesto di coraggio, una voglia di rompere gli schemi, di sperimentare, di ricercare l’eterodossia. Quotare una società non profit, che non distribuirà mai dividendi … che splendida contraddizione!

In questi quasi trent’anni di percorsi paralleli, abbiamo avuto mille occasioni di incontro, di scambio, di confronto e anche di scontro ma crediamo di poter dire che ci ha sempre legato una sincera simpatia, una vicinanza – oltre che un’irrazionale passione per i temi di cui ci occupiamo.

Addio Riccardo.