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a|discover: la nostra prima relazione di impatto

Avanzi Discover

di Giovanni Pizzochero, Head di a|discover

Al termine della primavera dello scorso anno nasceva Avanzi Discover Srl SB, il veicolo di impresa di Avanzi attraverso il quale rilanciare la gestione diretta di immobili sottoutilizzati in aree di media montagna per contribuire allo sviluppo locale attraverso la valorizzazione di risorse ed energie territoriali. Lo scorso 8 luglio abbiamo festeggiato il primo compleanno di Casa del Parco Adamello, il nostro primo progetto di rigenerazione territoriale promosso a Cevo, in Valsaviore (BS). Un anno ricco di soddisfazioni, di gioiosa fatica e di enormi stimoli, per questa iniziativa che ad oggi caratterizza l’attività prevalente di Avanzi Discover. Abbiamo provato a sintetizzare tutto questo nella prima Relazione di Impatto, una sorta di numero zero, piuttosto acerba e tratteggiata ma che sarà la guida per il framework di valutazione del valore generato negli anni a venire.

Questo primo anno di lavoro ha rappresentato prevalentemente un percorso di apprendimento e di messa alla prova dal quale abbiamo imparato che:
  • Siamo chiamati a lavorare attorno “a comunità di desiderio“: soggetti che si aggregano attorno a visioni e istanze condivise e che ambiscono a trovare nuove strade da intraprendere collettivamente per affrontare le sfide del nostro tempo. Persone che disegnano intenzioni attorno a desideri comuni, e che attivano le energie per la loro realizzazione. É il nostro terreno di studio e osservazione, nonché di possibile affiancamento nella definizione di traiettorie di sviluppo. Abbiamo capito che non lavoriamo tanto sui bisogni (in un territorio comunque non a rischio di povertà materiale), ma sulle aspirazioni e sui desideri, che “si abbozzano nel margine in cui la domanda si strappa dal bisogno” direbbe Jacques Lacan (stiamo sperimentando molto con i concetti di tempo, spazio e corpo) e in particolare sulla povertà relazionale.
  • Ci muoviamo come davanti a uno specchio: il nostro spazio ibrido mostra al team di gestione (asset chiave) e alle comunità scenari possibili (potenziale) verso cui orientare l’azione (progressione), in ottica di replicabilità. Specchio che mostra – e ci mostra – come il desiderio si possa fare concreto e in che modo. Spazio che concepisce l’errore quale esperienza generativa e di apprendimento utile a riorientare pensiero e azione. Alla fine lo specchio lo usi in tre modi: per specchiarti e riconoscerti, per farti i selfie da mettere su Instagram, oppure per guardare dove andare, come quelli a lente curva agli incroci delle strade. Certo, il rischio è di usare lo specchio come Narciso, ma per lo meno ne siamo consapevoli. Vogliamo costruire una legacy e capacitare un eventuale soggetto subentrante: riusciremo a costruire una piccola realtà organizzativa che “erediti” la struttura e la riporti ad essere patrimonio e memoria locale? Riusciremo a passare dall’idea di inclusione all’idea di appartenenza, all’idea di “appartenere”, la comunità alla Casa e viceversa?
  • La Casa del Parco è un luogo di apprendimento e messa alla prova: il valore dello spazio sta nella capacità di costruire e organizzare il tempo come esperienza, ovvero come tempo trascorso dentro lo spazio, esposti alla fruizione delle sue funzioni intenzionali e alle suggestioni del contesto, e il tempo presente – risignificato come cronologico, inteso come passato, ovvero memoria, e futuro, ovvero traiettoria di sviluppo. Coltiviamo contesti di apprendimento e spazi creativi attraverso la “capacità di aspirare” e un contesto organizzativo che favorisce la creatività soggettiva ancorata a dinamiche collettive.
Più in generale, per l’ecosistema Avanzi questa esperienza è una sorta di palestra, un laboratorio in cui proporre idee, provare, sbagliare, riprovare, risbagliare meglio. Un luogo dove liberare domande, e auspicabilmente ipotizzare risposte:
  • Come rilanciare la nostra abitabilità territoriale, come rafforzare i nostri legami comunitari? A proposito di appartenenza, come far entrare la comunità locale nei processi di governance (il confronto con l’esperienza dei tiers-lieux francesi, spazi ibridi e collettivi gemmati da specifiche policy territoriali di sviluppo di aree a bassa densità, che abbiamo recentemente avviato è molto stimolante)?
  • Come evitare il rischio coloniale dei processi di rigenerazione? Noi siamo quelli che “sanno come si fa” o più probabilmente semplici enzimi esterni in grado di rimettere in azione gli anticorpi locali?
  • Quanto il fatto di valorizzare risorse locali è legato a logiche capitalistiche (ad esempio in merito alla fruizione turistica) e fino a che punto possiamo uscire da questo framework provando a scriverne un altro?

Insomma, una prima edizione della Relazione di impatto che pone più domande che risposte, ma che siamo sicuri ci guideranno verso un futuro in cui provare a gemmare letture nuove e punti di vista originali per la nostra “montagna di mezzo”.

Abbiamo due obiettivi per il futuro: consolidare questa nostra prima esperienza, anche rendendola economicamente sostenibile, capace di camminare al passo della Valle, e sviluppare un secondo intervento, con un diverso focus tematico ma con il medesimo spirito di “agency” su un nuovo territorio e con nuovi partner (in primis RIFAI, la rete dei giovani innovatori in aree interne) per sostenere la rivincita delle terre montane.

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