Una strategia potente che unisce pubblico, privato e comunità.
di Angelo Miotto
a|podcast
Per Avanzi, occuparsi di sport è stato naturale, perché vediamo nello sport una leva potente che permette di toccare tanti elementi d’impatto: inclusione e integrazione sociale, per esempio. Il quesito che ci siamo posti è: in che modo possiamo utilizzare lo sport sul territorio facendo sì che generi più impatto possibile, ragionando in una logica collaborativa. Quindi immaginando più attori del territorio che collaborano con il pubblico e il privato.
| I luoghi come detonatore della comunità
Siamo partiti pensando agli spazi pubblici, che sono già presenti nei territori e che diventano particolarmente preziosi quando possono essere ripensati per assolvere anche a funzioni molto diverse tra di loro. A questo punto abbiamo immaginato un progetto, valido su qualsiasi territorio, che usi l’intervento di recupero e ristrutturazione di aree e impianti sportivi urbani come occasione per dar vita a dei nuovi luoghi. Noi li chiamiamo Community sport hub, ovvero spazi che hanno lo sport al centro, ma che assolvono anche ad altre finalità, siano esse culturali connesse ai servizi di welfare, siano creative, dove quindi convivono realtà di settori differenti.
Lo spazio diventa effettivamente la nuova disponibilità di un luogo, quindi un’occasione per poter immaginare dei progetti nuovi lavorando insieme, per potersi incrociare e costruire anche delle sinergie diverse o anche semplicemente per poter immaginare intorno a quel luogo delle occasioni di socialità e di integrazione di aggregazione diverse.
| La scuola Merini e Fondazione Milan
Rocco Giorgianni è il segretario generale di Fondazione Milan. Insieme a noi di Avanzi ha realizzato il Community sport hub, in via Gallarate a Milano, con la scuola Alda Merini.
«L’idea del progetto è nata in collaborazione con Avanzi – racconta nel podcast qui sotto -, nel senso che Fondazione Milan aveva il desiderio di creare degli spazi su Milano in cui lo sport potesse essere sviluppato anche come strumento di impatto sociale. Abbiamo scelto la scuola Alda Merini alla fine di un percorso, che ha visto confronti con il pubblico, le associazioni di territorio. Quello che mi ha colpito è stata l’apertura al territorio: una scuola che era al servizio dei ragazzi e delle associazioni tutto il giorno, un’esperienza derivava dall’adesione al progetto comunale Scuole aperte, che ha permesso all’intraprendenza alla bravura e al desiderio di chi lavora all’interno di uno spazio di poter scatenare anche la creatività».
| I tre step per realizzare un Community Sport Hub
Gli step per realizzare un Community sport hub sono essenzialmente tre, racconta Emma Sarti, manager di a|change.
«Si parte dall’individuazione di quelle zone, di quei quartieri di una città o comunque di un territorio che più hanno bisogno di luoghi di aggregazione e di socialità. Qui la modalità è quella che incrocia la mappatura degli impianti/aree disponibili con l’analisi dei bisogni territoriali. Il secondo elemento, invece, è quello che prevede il coinvolgimento diretto di tutti quegli attori e di tutti quei soggetti chiave che abitano e gravitano attorno allo spazio individuato. Parliamo soprattutto di associazioni locali di qualsiasi genere, culturali e/o creative, che possono erogare dei servizi di welfare, con cui andare a co-progettare le attività che saranno ospitate nello spazio riqualificato, che consentiranno maggiori opportunità di utilizzo e favoriranno nuove occasioni di aggregazione e socializzazione. Terzo e ultimo step; l’intervento di recupero degli spazi, che porta a disegnare l’impianto di comunità in termini di attività presenti e soggetti coinvolti e a restituire un luogo per la comunità».
Emma Sarti, Elena Donaggio e Rocco Giorgianni di Fondazione Milan ne discutono in questo a|podcast