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Chi si occupa di città, si occupa di educazione

Di Linda Cossa, manager e head di a|place

Chi si occupa di città si occupa di educazione, in tanti modi. Perché il lavoro del pianificatore è anche quello dell’educatore: Patrick Geddes, un urbanista scozzese che al principio del secolo scorso lavorò in India, organizzò a Indore una processione drammatizzata per trasmettere agli abitanti nozioni di igiene urbana. Perché l’urbanistica, disegnando il futuro della città, “educa alla speranza”. Perché i processi di co-progettazione e co-creazione con i quali si costruiscono le decisioni urbane sono processi di mutuo apprendimento. Perché l’innovazione sociale è efficace se è social learning.

Noi in particolare ad Avanzi ci occupiamo di educazione in modo peculiare. Nei nostri progetti, lavoriamo con le persone e le organizzazioni aiutandole a coltivare la loro “capacità di aspirare”; li sosteniamo in percorsi di capacity building; siamo convinti che, accompagnandoli nel dare corpo ai loro progetti, li possiamo guidare in una conversazione riflessiva, generativa di apprendimento, tra l’idea e il contesto dove farla maturare. In questi percorsi, ci si rende capaci a vicenda, si impara.

Nel gruppo di a|place, che in Avanzi si occupa di politiche urbane, siamo convinti che la città è un dispositivo per l’apprendimento. Non offre soltanto il contesto dove allestire il gioco dell’istruzione, ma vi partecipa, fornisce risorse all’apprendimento. Quanto più le città sono messe in grado di sviluppare il loro carattere poroso, di spazio abitabile, disponibile per molteplici pratiche, accogliente per le iperdiversità che le popolano, sorprendente e imprevedibile, che ammette l’anomalia, tanto più si ampliano le opportunità di apprendimento, che sono integrate all’esperienza, un prodotto della percezione o dell’azione, come scrivevano Carr e Lynch (due urbanisti americani), chiedendosi Where learning happens.

Cosa vuol dire per noi lavorare sull’«educazione come politica urbana»?

Innanzitutto, ha significato fare ricerca e produrre conoscenza, per costruire un nuovo frame di riferimento, che abbiamo costruito e proposto in un primo prodotto di disseminazione e condivisione

Poi, ha voluto dire fornire un senso complessivo ad un insieme di micro-progettualità, che ci consentono di trattare questo tema nei suoi diversi aspetti e possibili destinatari:

  • il riconoscimento, l’emersione e l’empowerment di energie sociali nelle periferie, nei confronti di gruppi informali o ETS: è il caso della Scuola dei Quartieri e degli altri progetti di inclusione e innovazione sociale nei PON Metro di Torino, Napoli e Cagliari;
  • la relazione educazione/lavoro/città e la promozione di nuove figure professionali capaci di coniugare progetto, cura dello spazio pubblico e nuova imprenditorialità: gestori di spazi verdi, di impianti e aree per lo sport;
  • i corsi di formazione sulla gestione sociale dell’housing;
  • la progettazione, l’accompagnamento alla gestione e in parte il management di spazi di apprendimento inediti, costruiti in partenariato con amministrazioni pubbliche, organizzazioni e associazioni locali: Cascina Roma Creative Hub a San Donato Milanese, il Laboratorio Aperto presso i Chiostri di San Pietro a Reggio Emilia, Spazio Betti a Fermo, le Officine di Città a Latina, tra gli altri;
  • l’indagine sulle pratiche emergenti di innovazione e apprendimento sociale, come nel caso di “Costell.azioni urbane”, uno studio sulle geografie dell’innovazione nella città metropolitana di Roma;
  • i percorsi educativi per le scuole al di fuori dai formati che valorizzano solo le competenze cognitive e trascurano le “life skills” (i progetti (Social) Business Demo – sperimentati a Milano e oggi in corso in Sardegna nell’ambito dell’Avviso Propilei);
  • le sperimentazioni didattiche e gli workshop di co-progettazione, per trattare problemi urbani: il riuso di spazi dismessi o sotto-utilizzati (nelle iniziative “RE.Scape” a Sermoneta e Avigliana) o per affrontare lo spopolamento delle aree interne (come a Ollolai);
  • l’affiancamento a operazioni di “reinvenzione della città” e degli spazi urbani per la costruzione di comunità educanti nel quartiere, come nel caso del progetto “Green Between Tessiture Urbane” per l’area di Crescenzago a Milano;
  • le numerose partecipazioni a corsi, seminari, master, dottorati, lezioni on, off line e blended, che le università ci sollecitano, perché “abbiamo la clinica” e dunque possiamo rappresentare agli studenti il mondo della vita.

Si tratta di un insieme di progettualità che rappresenta un laboratorio di apprendimento reciproco, per noi stessi e per tutti quelli che sentono l’esigenza di conoscere e assorbire, confrontarsi, scambiare e condividere, secondo modalità che mettono in relazione i saperi, superano le discipline e consentono di fare esperienza di mondi possibili.

Nell’anno che si è aperto, siamo pronti per nuove iniziative.

Presenteremo la pubblicazione, esito delle conversazioni organizzate per il New European Bauhaus con il patrocinio del Comune di Milano e di Eurocities, dedicata all’educazione come politica urbana, in diverse città, per discuterne le prospettive alla luce dell’agenda delle politiche locali. Cominceremo a fine gennaio a Torino e stiamo organizzando tappe successive a Roma, Napoli, Bologna, Palermo,…

Stiamo sviluppando, in partenariato con l’associazione Terzo Paesaggio (che l’ha ideato) e il maestro panificatore Davide Longoni, Madre Project, una sperimentazione educativa che ha l’obiettivo di consolidare capacità progettuali per la transizione giusta, partendo da una cosa concreta: insegnare a fare il pane. Madre Project sa che, per accompagnare la transizione, implica atterrare su un suolo, interagire positivamente con la Terra. Madre Project si rivolge a chi intende generare impatto, consapevole che progetti e aspirazioni sono fatti sociali, si formano nel confronto con gli altri e con il posto in cui sono allestiti, con lo spazio della città.

Lavoreremo sull’educazione come politica urbana anche provando a cogliere le occasioni del PNRR e della programmazione dei fondi strutturali del ciclo 2021-27, consapevoli che occorre affiancare, ai progetti di opere e agli spesso vaghi programmi funzionali, credibili modelli di gestione, e che questo richiede l’incremento di forme di razionalità sociale e politica, cioè apprendimento.

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