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Costruiamo insieme una nuova cultura per generare impatto

cultura impatto

Avanzi costruisce nuove strategie di consulenza, dopo gli effetti sociali, economici e imprenditoriali del lockdown.

di Giovanni Pizzochero

Iprimi mesi di questo 2020 sono stati occasione di profonda riflessione qui ad Avanzi: abbiamo osservato un modo forse nuovo – particolarmente serrato e a volte aspro – di relazione, contrapposizione e sovrapposizione tra lo Stato, garante della salute pubblica, e le imprese, o almeno la maggior parte di esse, richiamate a un dovere di responsabilità sociale necessario per affrontare il periodo di pandemia, prima, e il rilancio economico, poi.

Abbiamo osservato le intersezioni, talvolta azzardate, tra pubblico e privato, in particolare in ambito sanitario, la rinascita e per certi versi il protagonismo di alcuni corpi intermedi, a fronte dell’agonia di altri, la riscoperta di alcune dinamiche relazionali, in particolare di vicinato, in risposta alla solitudine imposta dal lockdown; abbiamo osservato la scomparsa dall’agenda del dibattito pubblico di alcuni temi che sembravano rianimarsi, come il cambiamento climatico, a fronte della ricomparsa di altri temi che ci stanno particolarmente a cuore, come l’inclusione sociale, l’accessibilità dei servizi, la riduzione delle diversità, i temi di equità, le differenze territoriali. E infine abbiamo intercettato interessanti fenomeni di resilienza da parte di alcune imprese e purtroppo di cinismo da parte di altre.

Tutto ciò ci è sembrata un’ottima premessa, un milieu fertile per ripensare le nostre attività di consulenza, in particolare quelle che offriamo alle imprese e alle grandi organizzazioni del terzo settore.

Abbiamo focalizzato meglio alcuni temi su cui intendiamo esserci e dire la nostra, al fianco delle organizzazioni con cui operiamo, coerenti con gli obiettivi dell’Agenda 2030.
Si tratta di questioni, emergenti o meno, attorno alle quali le imprese responsabili non potranno non esprimersi, per opportunità, necessità, volontà, o perché sarà il mercato a richiederlo: l’incremento delle vulnerabilità e delle dicotomie – città e provincia, nuovi modelli di consumo, nuove forme dell’abitare, accesso ai servizi di base -, i nuovi bisogni di sicurezza e protezione sociale, i temi di welfare e di benessere dei lavoratori e più in generale delle comunità presso cui le imprese operano, le nuove forme di mobilità e di accessibilità.

Dall’altra parte ci siamo convinti di aver sviluppato in oltre venti anni di esperienza alcune caratteristiche di fondo che guidano il nostro modo di essere e di operare al fianco di chi ci sceglie come partner. Si tratta semplicemente di lenti attraverso cui proviamo ad osservare e analizzare la realtà e sulle quali ci siamo sperimentati diverse volte: l’identificazione e l’emersione di bisogni e di domanda sociale, la capacità di intervento di filiera (verticale o orizzontale), anche in una logica volta alla generazione di valore condiviso, la capacità di costruire partnership, di gettare ponti tra mondi diversi (profit e non profit per esempio, o pubblico e privato) per costruire nuovi ecosistemi, la predisposizione a comprendere e favorire processi di resilienza e adattamento, la (ri)costruzione di relazioni tra imprese e territori, su nuove forme di cittadinanza di impresa che passino dal ‘fare nei territori’ al ‘far fare ai territori’, ovvero all’abilitare, al creare le condizioni per un nuovo sviluppo sostenibile, alla capacitazione dei soggetti locali attorno ad interessi comuni. Crediamo, infatti, che  sia arrivato il momento di generare una nuova territorialità delle imprese, di riportare le imprese al “terrestre”, per citare Latour, perché diventino abitanti dei luoghi (abitare per abilitare, un claim che ci hanno suggerito).

Intendiamo affrontare queste nuove sfide mettendoci in discussione per primi. Crediamo che sia necessario utilizzare noi stessi e un nuovo linguaggio, per formare nuove idee attraverso le parole, nuove forme di comunicazione per ciascuno dei soggetti con cui lavoriamo. Crediamo inoltre sia giunto il momento di reinterpretare, in modo diretto, il tema della generazione di impatto, lavorando sulla cultura che ne sta alla base, sulle azioni che lo sostanziano e infine sulla valutazione come strumento strategico di governo.

Vogliamo rafforzare la capacità trasformativa di Avanzi, come enzima di cambiamento.

Intendiamo farlo attraverso quattro ambiti chiave di intervento, in una sorta di linea immaginaria che ci vede al fianco delle organizzazioni intese come “strumenti generativi” di cambiamento verso l’esterno (dal “con”) fino alle organizzazioni come prime beneficiarie del cambiamento auspicato (al “per”):

  1. Promozione dell’azione pubblica locale, affinché le imprese in particolare, rafforzino la propria capacità di leggere bisogni, interesse, potenziali, siano sempre più in grado di sviluppare filiere e vocazioni, per rafforzare il capitale relazionale e di reputazione, per inserirsi in filiera all’ente pubblico come soggetto capace di ridisegnare le politiche di sviluppo locale

  2. Definizione di strategie e piani ad impatto sociale e ambientale, affinché le organizzazioni possano ridefinire la propria missione, e visione, ovvero i propri processi e le strutture organizzative in una logica di massimizzazione dell’impatto generato, in modo sempre più integrato al core business, per contribuire al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030. In questo ambito, la valutazione di impatto appare uno strumento chiave come strumento di governo in grado di riorientare le decisioni strategiche

  3. Nuove forme di accountability e trasparenza verso gli stakeholder, identificando strumenti innovativi di engagement, reporting e comunicazione, anche mediante la costruzione di framework identitari o tematici, per svecchiare la liturgia del reporting di sostenibilità trasformandolo in uno strumento vivo e utile al raggiungimento degli obiettivi definiti

  4. Engagement e cultura di sostenibilità, per stimolare un cambiamento capace di partire dal modo in cui sono prese le decisioni, cercando di condividere le lenti della sostenibilità con le imprese con cui operiamo attraverso percorsi partecipati e P2P, per stimolare forme di innovazione aperta dentro le organizzazioni, per liberare il potenziale ed il talento ad oggi inespresso.

È un nuovo inizio, che poggia su radici ultraventennali e lo stimolo di un fatto mai accaduto prima nella Storia. Vogliamo costruire un dialogo condiviso e un confronto costruttivo con tutti i soggetti che gravitano attorno alla nostra galassia. Per un momento generativo di idee e pratiche che condivideremo con tutti voi.

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