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Cultura e Cambiamento

Di Emma Sarti, manager e head di a|change

Siamo convinti che il mondo della cultura abbia l’opportunità e la responsabilità di giocare, oggi, un ruolo da protagonista nella promozione e creazione del cambiamento sostenibile. Gli studi e le metriche che animano il dibattito sullo sfruttamento innaturale delle risorse evidenziano l’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo. Ed è proprio per questo che promuovere una radicale trasformazione di sistema richiede, prima di tutto, un intervento culturale.

Una dimensione, quella della cultura, che incide su diversi ambiti di impatto: città sicure e sostenibili, rigenerazione e trasformazione dei contesti urbani, lavoro dignitoso e sviluppo di nuova impresa, riduzione delle disuguaglianze, ambiente, promozione della parità di genere e inclusione sociale.
Cultura e crescita economica sono intrecciate: come spiega il Green Paper on Cultural and Creative Industries (2010), che ne sottolinea il valore per la crescita economica e del lavoro, come risorsa per la coesione sociale e come mezzo per affrontare le sfide sociali che coinvolgono i Paesi europei. A queste sfide si aggiungono, non da oggi, quelle della tutela dell’ambiente e della sostenibilità sollecitate dal Green Deal europeo, dal programma Next Generation EU e dal Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (PNRR) italiano.

Ma cosa può fare la cultura?

Il cambiamento, quindi l’impatto, difficilmente si realizza in modo spontaneo: crediamo che l’impatto delle politiche e delle organizzazioni culturali sulle traiettorie di sviluppo sostenibile possa concretizzarsi solo tramite scelte intenzionali, indirizzi, progetti, collaborazioni, rivolte a incidere su tutte o solo alcune delle possibili dimensioni di cambiamento: economico, sociale, ambientale, culturale.

Per questo abbiamo individuato tre modi in cui la cultura può generare impatto.

Il primo è quello delle politiche e dei processi, cioè integrando la sostenibilità nei processi strategici e operativi, in modo da rendere duraturi gli effetti dei cambiamenti.

Il secondo riguarda il sistema: si interviene nel dialogo con diversi settori economici, fino ad arrivare a influenzare le politiche pubbliche.

Infine, quello dei prodotti culturali, che ci permettono di ottenere una piattaforma utile a sensibilizzare e sostenere e motivare in modo profondo persone e comunità.

Non mancano esperienze pilota a livello internazionale e nazionale: la Biennale di Venezia, per esempio, ha avviato un ambizioso percorso per neutralizzare l’impronta di CO2 delle attività. Già nel 2021 era stato annunciato come ufficiale il raggiungimento dell’obiettivo net-zero emission per la 78ma edizione della Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, prima rassegna cinematografica di respiro globale ad aver raggiunto un risultato del genere. Da quest’anno, inoltre, tutte le manifestazioni, a partire dalla Biennale d’Arte, raggiungeranno la neutralità carbonica.

Da Venezia a Torino, dove il Museo Egizio ha scelto di misurare il proprio “Ruolo sociale” per determinare l’organizzazione e la capacità economica della struttura sul territorio di appartenenza. E prima di tornare in Italia voliamo su New York, al MOMA, che ha ottenuto il Platinum LEED certificate, un certificato che insiste sulla performance energetica e ambientale degli edifici.

Ultimi due esempi: il Salone internazionale del Libro a Torino, dove da alcuni anni viene svolta un’analisi sul valore economico e sociale della cultura, con lo sviluppo di una serie di iniziative che sensibilizzano e coinvolgono pubblico ed espositori sull’importanza di fare scelte consapevoli rispetto ai propri consumi, riducendo l’impatto ambientale della manifestazione.

Infine, il MUSE di Trento: qui l’attenzione alla sostenibilità viene declinata da un punto di vista integrato – sociale e ambientale – anche attraverso prodotti culturali. È il caso degli obiettivi dell’Agenda 2030 che sono stati inseriti nelle attività divulgative del museo per poterne dare più ampia diffusione. Il MUSE, inoltre, è capofila dell’iniziativa Musei integrati, un progetto di ricerca e sostegno di buone pratiche in ambito museale che supporta l’attuazione della Strategia Nazionale e degli obiettivi di Sviluppo Sostenibile per lo sviluppo locale e le agende urbane.

Assumiamo ora una diversa prospettiva: quali sono i vantaggi per il settore?

  • Attrazione di nuovi finanziamenti. Una strategia fondata sull’impatto è in grado di attrarre nuove tipologie di finanziamenti e finanziatori, intercettare i fondi del PNRR destinati alla cultura e alla transizione sostenibile.
  • Advocacy. Le iniziative culturali possono interpretare un ruolo di advocacy e influencer rispetto al dibattito sulle evoluzioni della sostenibilità.
  • Relazioni e network. Anche in questo caso è la cultura a creare nuove collaborazioni e reti di relazione con soggetti profit e no-profit, pubblici e privati.
  • Posizionamento. Infine, un elemento che diventa un moltiplicatore di valore. Il posizionamento oggi contribuisce alla promozione di sistemi artistico-culturali capaci di leggere l’attuale crisi di sistema, posizionando chi attua queste strategie come guida di cambiamento attraverso il ruolo attivo e consapevole di chi guida e vive le organizzazioni culturali.

Nei prossimi articoli analizzeremo alcune delle dimensioni di impatto che gli attori culturali possono promuovere per agire da leva di cambiamento su più fronti: da quello più propriamente culturale, a quello economico, sociale e ambientale.
Approfondimenti che ci consentiranno di illustrare strumenti le metriche per misurare l’impatto raggiunto e le modalità per avviare sistemi strutturati di pianificazione e gestione dell’impatto della cultura.

Immagine in copertina: La sfera interattiva del MUSE, sviluppata dai ricercatori della NOAA – National Oceanic and Atmospheric Administration

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