di Elena Lombardo, Manager a|word
Non siamo i primi e non saremo – ci auguriamo – di certo gli ultimi: da oggi Avanzi lascia X.
Reduci da una campagna elettorale che, mai come prima, ha visto la deriva nell’uso delle piattaforme digitali e delle strategie di comunicazione politica messe in campo, mettiamo a terra una decisione che da tempo fa parte delle nostre discussioni interne: da oggi i profili di Avanzi e di a|cube, non saranno più su X.
A pochi giorni dall’annuncio del neoeletto Donald Trump, la nomina di Elon Musk a guida del nuovo ministero per l’efficienza governativa ha generato un aumento del 20% del valore di Dodgecoin, un successo che si somma all’incremento valoriale di 26 miliardi di dollari già registrato delle aziende Musk post elezioni.
Non è un segreto ma oggetto di ricerche accademiche: l’interferenza delle piattaforme digitali e dei loro proprietari milionari ha pervaso ogni angolo del nostro vivere democratico, erodendo la credibilità dei sistemi mediatici, radicalizzando la propria pervasività come strumento di gestione del potere, manipolazione e influenza degli utenti e lettori che di queste piattaforme fanno utilizzo quotidiano.
Ad oggi X è a tutti gli effetti una macchina di propaganda a servizio del nuovo Presidente americano, ne incarna i valori – conservatorismo, mascolinità tossica – ed è esempio cristallino di come la tecnologia venga usata in modo sempre più centrale e strategico quale strumento di controllo dei processi elettorali e del consenso.
Il livello di interferenza ha raggiunto livelli tali da innescare moltissime defezioni; è notizia recente l’abbandono di X anche da parte del The Guardian, che ha scelto di rinunciare agli oltre 27 milioni di Follower come protesta verso “la diffusione di teorie cospirazioniste di estrema destra, il razzismo e l’uso della piattaforma per influenzare le recenti elezioni presidenziali americane”.
Quello di X e della parabola di Elon Musk è il caso più eclatante, ma non dimentichiamo l’altrettanto recente decisione di Jeff Bezos al Washington Post,di cui è proprietario, di interrompere la tradizione di endorsement al candidato democratico.
Due casi che – insieme agli innumerevoli esempi passati e recenti – ci hanno portato negli anni ad alzare il livello di allerta sul ruolo delle piattaforme digitali e su come influencer e creator di varia natura e posizionamento le stiano utilizzando a servizio di interessi politici, economici e personali spesso in conflitto con il corretto funzionamento di uno Stato democratico.
Sono storie che ci raccontano di come tutto sia cambiato e stia cambiando talmente velocemente da richiedere un’attenzione chirurgica, a livello individuale, aziendale e collettivo, rispetto al dove decidiamo di essere presenti e sul come decidiamo di farlo. Di quali dinamiche comunicative vogliamo essere parte e quali spazi di dissenso vogliamo occupare.
Una trasformazione globale che ci riguarda più che mai da vicino e ci richiede di essere e restare consapevoli del dove posizioniamo la nostra attenzione, merce sempre più rara, e di quali impatti queste scelte hanno sulla storia politica e non solo del mondo contemporaneo.
Lasciamo un bacino di quasi 15mila utenti e profili a bassa interazione, proprio perché da tempo abbiamo smesso di credere che prima Twitter e poi X, sia il posto giusto dove stare e raccontare dei progetti e obiettivi che portiamo avanti con visione e valori diametralmente opposti.
Ma la nostra riflessione non finisce qui, anzi, qui inizia per andare ad approfondire come tutte queste dinamiche entrino in relazione con la nostra capacità di partecipare alla narrazione che si fa di tutti quei temi che per Avanzi e il suo team, restano centrali.
Per approfondire cosa sta accadendo:
> La mappatura di Axios, sui media trend più rilevanti della Trump era.
> L’episodio del podcast Il Mondo di Internazionale, che al min. 13.20, racconta di come Trump abbia saputo usare con successo lo strumento podcast e il supporto di podcaster influenti. Per ricordarci che non si tratta solo di abbandonare X ma di riflettere su come la manipolazione delle informazioni e la creazione del consenso passi attraverso i contenuti, formati, canali e personaggi più disparati.