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Generatori di Cambiamento. Un percorso sul crinale della rigenerazione

Di Francesco Romito, a|place

Generatori di Cambiamento è stato il primo campus creato e progettato da Avanzi all’interno della Casa del Parco dell’Adamello.
Un percorso che, dal 29 settembre al 2 ottobre 2022, ha visto il coinvolgimento di professionisti e professioniste, ricercatori e ricercatrici, abitanti locali, progettisti e progettiste provenienti da tutta Italia, impegnati nella costruzione di processi e prospettive capaci di riattivare spazi nella “montagna di mezzo”.
Le 4 giornate di workshop hanno dato forma ad una discussione corale sulle aree interne che ha tracciato le coordinate per un Manifesto che uscirà a breve.

Prendete un luogo di proprietà pubblica, e fino a poco tempo fa in disuso, incastonato nel Parco dell’Adamello, fate una call rivolta a rigeneratori, progettisti, attivisti e animatori provenienti da tutta Italia; contestualmente invitate esperti e professionisti dei campi più diversi a prendere parola e fate in modo che i protagonisti della vita sociale, culturale e politica della comunità locale attraversino i dibattiti e i luoghi di questo spazio.

Potrebbe bastare questo per incasellare un format da replicare indistintamente in ogni dove, con il benestare di un ente pubblico e il temporaneo entusiasmo della cittadinanza.

Fortunatamente l’esperienza di “Generatori di Cambiamento” ci ha dimostrato esattamente il contrario. La semplice sommatoria di questi fattori non avrebbe dato vita a quattro giorni intensissimi che hanno preso forma nella Casa del Parco dell’Adamello e che, al contempo, a partire da questo luogo hanno dato forma a nuovi immaginari che possono trovare spazio nelle aree interne del nostro paese, montane e non solo.

 

 

Le giornate si sono susseguite tra esplorazioni del territorio e racconti, le diverse voci narranti di questo percorso hanno accompagnato i partecipanti all’interno di un itinerario di continua scoperta. È stato possibile così tracciare un percorso fatto di approfondimenti sulla storia della valle, racconti sull’agricoltura ad alta quota, storie di rigenerazione provenienti da tutta Italia, focus sui grandi temi del cambiamento climatico e dibattiti legati all’innovazione sociale in contesti rurali e montani.

Simultaneamente a questo percorso di scoperta dialogica con il territorio e con i temi del campus, i partecipanti provenienti da tutta Italia e con i background più diversificati – professionisti e professioniste di diverso genere, ricercatori e ricercatrici, abitanti locali, progettisti e progettiste – si sono confrontati, a partire da uno scenario comune elaborato dal team di Avanzi, all’interno di tre tavoli di lavoro per delineare le coordinate progettuali utili alla definizione e alla realizzazione di un progetto di rigenerazione in grado di innestarsi nel contesto montano.

L’attraversamento scrupoloso del territorio e il costante confronto nei gruppi hanno fatto si che le tre giornate si modellassero attorno ad interrogativi sempre più permeanti:

  • Come riattivare spazi che siano “regie/agenzie sociali” nella “montagna di mezzo”?
  • Come – e quanto è opportuno – definire questi spazi?
  • Cosa tiene assieme le comunità di montagna e come è possibile facilitare i processi di rigenerazione?

Interrogativi esauribili solo in un lungo percorso di riflessione e di azione che necessiterebbe di molto tempo, ma che hanno trovato risposte momentanee e chiare, soprattutto, nell’indagine della nozione di margine e in una costante tensione che ha rappresentato – e continua a rappresentare – una delle più limpide chiavi di lettura per il contesto montano: il rapporto tra le micro e macro questioni. Ossia, il rapporto che intercorre tra i grandi processi di trasformazione economici e sociali a livello globale e le dinamiche socio-economiche e culturali della valle e delle montagne. Si tratta di una prospettiva che permette di comprendere a fondo e di far emergere le grandi fratture che attraversano le aree interne e che consente, come emerso nei confronti, di poter fare una scelta intenzionale d’intervento e d’azione nelle aree montane.

 

 

Le diverse discussioni dei gruppi di lavoro hanno dato vita a tre scenari che, tenendo in considerazione questa prospettiva, hanno delineato la necessità di lavorare, con la stessa precarietà di un cammino sul crinale, su una proposta pubblica e una comunità d’intenti capace e consapevole di poter essere il nodo di connessione per il cambiamento.

La restituzione dei diversi scenari elaborati dai partecipanti ha dato vita a un confronto che si è trasformato in uno spazio di dibattito frainteso, così come fraintese restano molte delle grandi questioni che attraversano la montagna.

Più che output, dunque, sono emersi nuovi input che hanno reso i quattro giorni presso la Casa del Parco di Cevo la prospettiva sulla quale innestare nuove azioni e nuove sinergie per le aree montane, le aree interne e i luoghi al margine.

Esiste qualcosa di più del semplice raccordo ben progettato di più fattori per far funzionare un campus.

Si tratta di qualcosa di intrinseco ai luoghi e allo stesso tempo fortemente legato a chi quei luoghi li vive, li anima e li attraversa.

Per questo, senza nessuna pretesa ordinatrice, possiamo affermare che l’energia di questi processi e dei fattori che li animano non ha frettolosamente bisogno di assumere il nome o la forma di un concetto, ed è per questo stesso motivo che restiamo, nel beneficio dell’attesa e dell’ascolto paziente dei luoghi, disposti a dare continuità a questo percorso che in Cevo ha avuto il punto di inizio e nell’altrove troverà il proprio significato.

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