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Impresa e sostenibilità post Covid-19

impresa covid 19
Un’analisi di Avanzi per il futuro prossimo

Una Crisi per definizione è una perturbazione o meglio una improvvisa modificazione nella vita di un individuo o di una collettività, con effetti gravi e duraturi. Cosa avverrà nel modo di fare impresa dopo e durante il Covid, come cambieranno sostenibilità e innovazione?

Possiamo immaginare gli scenari futuri partendo da situazioni già visibili.

Il lavoro che pubblichiamo è frutto di un’analisi collettiva all’interno di Avanzi. Abbiamo letto molto, abbiamo visto quotidianamente gli effetti di una crisi che ha colpito Impresa e Territorio e che interroga su quale sarà il ruolo della sostenibilità per il futuro.

Una crisi per definizione è una perturbazione o meglio una improvvisa modificazione nella vita di un individuo o di una collettività, con effetti gravi e duraturi. Cosa avverrà nel modo di fare impresa dopo e durante il Covid 19, come cambieranno sostenibilità e innovazione? Possiamo immaginare gli scenari futuri partendo da situazioni già visibili.

Elementi di contesto

Pensiamo che dall’attuale situazione rimarranno importanti polarizzazioni.

  • di natura geografica: le città da una parte, che hanno (almeno finora) registrato una diffusione del virus inferiore, forse per una capacità di resilienza maggiore, forse per la conformazione della struttura economico produttiva; le aree marginali e rurali dall’altra, la provincia manifatturiera falcidiata dall’emergenza, sempre più fragile e a rischio esclusione e frammentazione sociale.
  • sociologica: da una parte le spinte individualiste, quelle che ci dicono di “cambiare i comportamenti individuali”, appannaggio di alcuni, di chi ha la possibilità di cambiare. Dall’altra le spinte collettive, che passano anche dalla politica, che sanno costruire e aggregare attorno a istanze collettive, che sanno lavorare sulle relazioni.
  • economica: da una parte le imprese estrattive, che probabilmente cresceranno per tagli, acquisizioni e fusioni, dall’altra le imprese generative, con al centro uno scopo sociale, o le imprese che hanno fatto della sostenibilità una leva identitaria e che cominceranno a costruire attorno ad esse il proprio “purpose”. Sono sempre di più e saranno la risposta alle nuove domande di senso e di comunità solidale che la crisi lascerà sul campo.
Come ha agito l’azienda nell’immediato

Dall’inizio dell’emergenza ad oggi, molte imprese hanno definito politiche per garantire la continuità del business e la messa in sicurezza delle persone (dipendenti e clienti in primis). Hanno supportato la gestione dell’emergenza sanitaria con donazioni, adottando un criterio di vicinanza e di prossimità rispetto alle proprie sedi centrali.

I temi di domani

La sfida del futuro prossimo sarà quella di gestire la protezione della salute fisica e psicologica dei dipendenti che hanno vissuto un cambiamento immediato nella vita di tutti i giorni e nell’approccio al lavoro: il ripristino della fiducia, la riduzione delle disuguaglianze soprattutto tecnologiche, la ricostruzione delle relazioni e le catene di approvvigionamento, con un’attenzione soprattutto alle PMI.

Come affrontarli
  • Attraverso l’innovazione, per cercare azioni concrete per guidare la ripresa. Innovazione che dovrà essere ridimensionata in relazione ai bisogni che si sono ri-creati Non sarà più un’innovazione estrema (spesso basata sul futile) ma tornerà alle sfide primarie e si concentrerà su quattro principali ambiti:
    > Casa
    > Mobilità e accessibilità (specialmente digitale) o Salute
    > Scuola/formazione/apprendimento
  • Attraverso l’ascolto e la rilevazione dei “nuovi” bisogni sociali
  • Con la creazione di nuove reti
Il ruolo dell’impresa

1_ Avrà un ruolo sulle disuguaglianze. La crisi non ha fatto da livella alle diseguaglianze, ma ha messo in evidenza le differenze. Le imprese non possono permettersi di sottovalutare questo aspetto, in quanto le disuguaglianze minano le basi della sicurezza del sistema nel suo complesso.

2_ Sarà a supporto della nascita di nuovo business. Superata l’emergenza sanitaria si aprirà un’emergenza socio-economica. Con la crisi del 2008 si sono erose certezze economiche e la capacità di credere delle persone nel futuro. Ma quella situazione non portò un dramma condiviso alla base da tutta la comunità. Le conseguenze di allora sono utili per comprendere che un cambiamento avverrà: dopo il 2008 sono state messe in luce le crepe del sistema pubblico, è nata l’esigenza di interrogarsi su quali fossero attori che potessero generare un sistema integrato di soluzioni. E’ così che è nato il CSV e l’integrated thinking, subentrando nella stakeholder theory e proponendo una sostenibilità che fosse strategica e centrale per il business, efficiente e resiliente; si è rafforzata l’innovazione sociale, con forme di autorganizzazione con logiche compensative per porre rimedio alla frammentazione e standardizzazione delle soluzioni pubbliche; nuovi business hanno rilanciato lo sviluppo del Paese con l’investimento in innovazione, fondamentale per guardare a un futuro meno fosco. L’impresa di domani sarà a supporto del tessuto imprenditoriale e di quei settori che saranno meno supportati dal pubblico. Un supporto non più vissuto come una ricerca spasmodica del “nuovo” e del “diverso” ma un investimento nelle potenziali leve dello sviluppo futuro. Ogni trascuratezza di oggi può portare al collasso il sistema di valori del nostro paese e il suo sviluppo socio-economico: la cultura come primo insegnamento di vita, i giovani e la loro intraprendenza come alimento della creatività e di risposte nuove a problemi nuovi, le relazioni territoriali, senza le quali è impensabile ripartire e costruire linee di intervento di medio-lungo respiro e soprattutto con reale impatto sui cittadini (il reshoring è in atto, ma la (ri)radicalizzazione nei territori è tutt’altra sfida).

L’impresa di domani sarà a supporto del tessuto imprenditoriale e di quei settori che saranno meno supportati dal pubblico. Un supporto che non sarà più vissuto come una ricerca spasmodica del “nuovo” e del “diverso” ma un investimento nelle potenziali leve dello sviluppo futuro.

3_ Dovrà prendersi cura delle PMI, anche perché spesso sono fornitori, quindi parte del loro processo produttivo, e senza i loro prodotti non possono lavorare. La catena di fornitura probabilmente dovrà essere più locale, non ci sarà più la globalizzazione che conoscevamo prima, si punterà sulle PMI locali.

4_ Dovrà avere una voce pubblica più forte, c’è la volontà del mondo produttivo di voler riprendere una voce sempre più sintonizzata su questioni di natura pubblica.

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