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Imprese e Diritti Umani, una fotografia italiana

QUALI SONO LE PRATICHE NELLE GRANDI SOCIETÀ ITALIANE QUOTATE IN BORSA?

Nella sede di Avanzi Sostenibilità per Azioni (in Via Ampère, 61/A, Milano) e in diretta streaming, il 21 marzo abbiamo presentato il primo documento dell’Osservatorio Italiano Imprese e Diritti Umani (OIIDU), promosso da Avanzi e lo abbiamo analizzato con diversi ospiti in un incontro pubblico.

IL PRIMO REPORT DELL’OSSERVATORIO ITALIANO IMPRESE E DIRITTI UMANI (OIIDU)

Abbiamo raccolto il frutto dell’analisi e ricerca di questo primo anno di attività dell’Osservatorio in un breve saggio, che conta l’introduzione del CEO di Avanzi Davide Dal Maso e gli interventi di Angelica Bonfanti (Università degli Studi di Milano), Roberto Randazzo (Legance Avvocati Associati), Greta Barbone (Outreach officer International Criminal Court), Marco Fasciglione, Ricercatore di diritto internazionale e tutela dei diritti umani del CNR-IRISS, Alternate member of the Management Board of the European Union Agency for Fundamental Rights (FRA), Fulvio Rossi (Senior Advisor di Avanzi – Sostenibilità per Azioni) e Marco Frey (Presidente Fondazione Global Compact Italia).

IMPRESE E DIRITTI UMANI. UNA FOTOGRAFIA ITALIANA

«L’Italia è un Paese civile, moderno, avanzato; una democrazia matura, con una legislazione
completa e istituzioni solide.

In Italia, i diritti umani sono garantiti, ci mancherebbe altro! Non se ne dovrebbe neanche discutere.

Questo è ciò che, più o meno, ciascuno di noi pensa, quando gli viene posta la questione.

Ma stanno davvero così le cose?».

Prima di tutto, occorre chiarire di che cosa parliamo, quando ci riferiamo ai diritti umani. La dottrina li classifica in tre categorie: i diritti civili, che riguardano la personalità dell’individuo e si traducono nelle libertà personali, nella libertà di pensiero, di parole, di riunione, di religione e nelle libertà economiche; i diritti politici, che hanno a che fare con la possibilità di ogni cittadino di contribuire all’indirizzo delle istituzioni democratiche, e quindi la libertà di organizzazione, di elettorato e di partecipazione attiva; e poi ci sono i diritti sociali (come il diritto alla salute, al lavoro, alla casa, all’istruzione …), che, a differenza degli altri, richiedono allo Stato non solo o non tanto di astenersi dal violarli o dal comprimerli, ma di assumere un comportamento attivo – cioè di creare le condizioni perché questi diritti si possano realizzare in una condizione di concretezza e di attualità.

Realizzare un contesto favorevole non è un obiettivo che uno Stato possa raggiungere da solo. Le politiche pubbliche sono un elemento necessario, ma non sufficiente allo scopo. Per definizione, necessita del contributo di una pluralità di attori. E qui entrano in gioco le imprese, che, soprattutto nelle economie di mercato, svolgono un ruolo fondamentale nella sfera del sociale. Le imprese private infatti sono tra i maggiori generatori di valore (economico, ambientale e sociale) e di impatti (positivi e negativi).

La tutela e la promozione dei diritti, quindi anche dei diritti umani, passa anche da loro: ne è una conferma la proposta di Direttiva europea relativa al dovere di diligenza delle imprese, che definisce una disciplina trasversale per promuovere il rispetto dei diritti umani lungo tutta la catena del valore, individuando, prevenendo e mitigando gli impatti negativi derivanti dalle proprie attività, e assumendosene la responsabilità. Interrogarsi su come il sistema delle imprese stia affrontando questa questione ci sembra perciò centrale. Di qui l’idea di un osservatorio sulle politiche, sulle strategie e sulle pratiche che esse realizzano.

Siamo partiti dall’analisi di un campione ristretto – quello delle più grandi società quotate. Questa scelta è motivata sia da ragioni di ordine pratico sia dall’apprezzamento del ruolo di apripista che le imprese più grandi e più strutturate hanno sempre sui temi di frontiera. L’obiettivo, ovviamente, è quello di estendere progressivamente il campo di indagine, in modo da restituire una fotografia sempre più completa sullo stato dell’arte.

L’Osservatorio, peraltro, non vuol essere solo uno strumento descrittivo, ma anche un laboratorio di innovazione. Vogliamo usare le informazioni raccolte da un lato per favorire un confronto tra operatori, al fine di stimolare il miglioramento delle pratiche, e, dall’altro, per alimentare un dibattito pubblico basato su evidenze.
Questo rapporto rappresenta la prima tappa di un percorso con un orizzonte lungo, che siamo certi potrà contare sul contributo di tanti attori diversi, che condividano l’obiettivo comune di una società più aperta, inclusiva e rispettosa dei diritti di tutti.

Davide dal Maso, CEO di Avanzi – Sostenibilità per Azioni

Per approfondire:

> Imprese e Diritti Umani: Due Diligence obbligatoria? Bruxelles cambia passo

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