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La sfida della Sostenibilità: immaginare l’impensabile, realizzarlo insieme

di Emma Sarti, manager e head di a|change

Sulle orme di Paul Auster, scrittore statunitense, e le sue riflessioni su senso, impatto, sostenibilità, disuguaglianze e altri temi collegati. Si parla soprattutto di responsabilità, azioni e provocazioni per il futuro del pianeta e di tutti noi: esiste un modo per salvarci?

Impatto, inclusione, integrazione, tassonomia, greenwashing… Considerazioni, nuove direttive, virate, cambi di passo. Parole che scorrono e ci riempiono ogni giorno.

Come un’illuminazione in questo continuo dibattito, anche interiore, mi imbatto in un’intervista a Paul Auster dell’8 dicembre 2021, su Repubblica. La trovo e mi colpisce, nell’immediato.

«Noi commettiamo sempre lo stesso errore, perché viviamo nel presente e non riusciamo a guardare al futuro. Pensate a come stiamo gestendo… il riscaldamento globale. Rischiamo l’estinzione del genere umano, ma non facciamo nulla. E sapete cosa succederà? La Terra andrà avanti senza di noi. I più illuminati avvertono che stiamo distruggendo il pianeta. Non è così: stiamo distruggendo noi stessi. Una volta che non ci saremo più l’inquinamento sparirà, le foreste ricresceranno, gli animali torneranno. La Terra si rigenererà, perché non ha alcun bisogno di noi. L’esperimento umano fallirà perché siamo così stupidi. Non abbiamo mai imparato a cooperare: vogliamo solo ucciderci a vicenda, per una ragione o l’altra…».

L’uomo a rischio estinzione. E le grandi questioni portano tutti a questo: disuguaglianze, climate change, populismi, iperglobalizzazione, tensioni geopolitiche. In Kazakistan sparano sulla folla che protesta contro il caro carburanti e uccidono. «Vogliamo solo ucciderci a vicenda, per una ragione o l’altra…».

Negli Stati Uniti il presidente Biden denuncia il rischio di derive totalitarie per un paese sempre più diviso. I suoi competitor si chiamano Cina e Russia e con la democrazia non hanno nulla a che spartire. L’Europa si interroga sul nucleare, se inserirlo nella tassonomia verde e renderlo uno strumento utile alla transizione energetica, dopo anni in cui l’ha combattuto. Il prezzo del cambiamento può arrivare a tanto. Può capovolgere il senso di un percorso.

«La Terra andrà avanti anche senza di noi», dice Auster.

Oggi il sistema capitalistico, tra i principali responsabili delle attuali questioni sociali e ambientali, sta virando verso un riequilibrio spinto dagli interessi comuni di tutti – dipendenti, consumatori, comunità finanziaria, regolatori – che hanno individuato il pianeta – e l’uomo – come soggetto da salvare.

«I più illuminati avvertono che stiamo distruggendo il pianeta. Non è così: stiamo distruggendo noi stessi».

Parto dalle imprese, a cui da sempre si rivolge la nostra spinta per il cambiamento. Ad esse è richiesto di ragionare su un modello di sviluppo che sia sostenibile. Questo significa ripensare i processi per renderli più sostenibili ma ancor prima chiedersi quale sia il senso per cui l’impresa esiste, che tipo di cambiamento e quindi di impatto sociale o ambientale positivo intende generare, a quale bisogno i propri prodotti e servizi assolvono.

Dal senso discende poi tutto: il cosa, e quindi il campo da gioco scelto e la strategia per realizzarlo e assolverlo; il come, ovvero con quali soluzioni, prodotti o servizi. È qui che occorre iniziare a pensare l’impensabile (cit. rapporto Thinking the Unthinkable), pensando fuori dagli schemi. È qui che entrano in gioco fantasia, spirito di innovazione e coraggio, per trovare nuove soluzioni e per rendere più sostenibile il modo in cui vengono realizzate. Insomma, è qui che le caratteristiche esclusivamente umane entrano in gioco per salvarci. Dal piccolo al grande. Dal micro a macro.

Oggi siamo consapevoli del problema, ricerchiamo le soluzioni, occorre trovare la forza di realizzarle. Siamo di fronte a un momento di discontinuità nella storia e dobbiamo anticiparlo, non resistere a vecchie abitudini.

Le due parole che guideranno i prossimi anni dovranno essere intenzionalità e cooperazione. «Non abbiamo mai imparato a cooperare». Beh, dobbiamo.

Intenzionalità perché l’impatto delle organizzazioni sulle traiettorie di sviluppo sostenibile può concretizzarsi solo tramite scelte intenzionali rivolte ad incidere su tutte le dimensioni – economico, sociale, ambientale. Il cambiamento, e con esso l’impatto, difficilmente si realizza in modo spontaneo.

Cooperazione perché il cambiamento sta avvenendo in tutti noi. La crescita della consapevolezza deve portarci a cambiare i nostri comportamenti e ad attivare relazioni nuove.

Ogni decisione avrà un impatto fondamentale sul futuro dell’uomo.

«Viviamo nel presente e non riusciamo a guardare al futuro».

So che tocca a noi. E questo ha senso.

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