di Linda Cossa, a|place
Ollolai “capitale” dello smart working nelle aree interne: è di qualche giorno fa la notizia, rimbalzata su molte testate giornalistiche, tra cui spicca The Guardian. Il progetto “Work from Ollolai/Traballa dae Ollolai”, che riguarda il piccolo paese della Barbagia sarda, è promosso dall’amministrazione comunale, in collaborazione con l’associazione culturale Sa Mata: alla call, che offriva gli spazi abbandonati e dimenticati di Ollolai per il lavoro temporaneo a distanza – da vivere da soli o con la famiglia – hanno risposto 1112 smart worker di tutto il mondo. Obiettivo del progetto è sviluppare una rete di residenze internazionali per i professionisti che vivranno e lavoreranno in smart working o per nomadi digitali, in affitto al prezzo simbolico di 1 euro al mese.
Una designer californiana di 39 anni è la prima nomade digitale arrivata ad Ollolai. Ci vivrà per un mese.
Una coppia proveniente da Singapore arriverà alla fine di settembre.
Ollolai e Avanzi
Ollolai è un borgo di poco più di 1000 abitanti nel centro della Sardegna, in Barbagia, che soffre di tutte le dinamiche tipiche delle aree marginali. A Ollolai qualche anno fa Avanzi, in raggruppamento con Caire, Sardarch e a|cube, aveva accompagnato il Comune nell’attuazione di Programma Integrato di Riordino Urbano (P.I.R.U.) “Ollolai.Capitale”, un programma di rigenerazione degli spazi urbani che aveva come obiettivi il mantenimento della popolazione insediata, il ripopolamento del territorio attraverso la valorizzazione delle sue risorse, lo sviluppo di un nuovo mix sociale, generazionale, culturale ed etnico, riscoprendo e aumentando la capacità di autocostruzione e attivazione dei suoi abitanti.
L’attività di accompagnamento, durata poco più di una annualità, era stata un’importante occasione per sperimentare una strategia di sviluppo e riattivazione sociale e territoriale fondata su un programma culturale che riconnetteva le persone agli spazi, la comunità locale e la comunità dei nuovi abitanti con lo spazio costruito, le aree collettive e i quadri ambientali.
Sono state realizzate azioni di co-progettazione con i bambini e le bambine della Scuola Elementare e laboratori per l’ideazione di un community hub all’interno dell’ex asilo parrocchiale; corsi di formazione sulla Gestione Sociale dell’abitare e percorsi di incubazione e accompagnamento per la creazione di un’Agenzia dell’Abitare all’interno della neo costituita Cooperativa di Comunità; attività di ascolto e consultazioni pubbliche per la rigenerazione del tessuto connettivo del centro storico con la progettazione di spazi gioco e nuove pavimentazioni; attività per studiare le potenzialità dello smart working e l’ipotesi di realizzazione di un co-working di comunità; azioni di narrazione delle persone e della comunità e marketing territoriale gestite dalla nuova redazione di Ollolai.Capitale costituita da un gruppo di giovanissime. Una strategia che voleva essere un punto di partenza.
L’esperienza si è poi chiusa dal punto di vista dell’accompagnamento, ma aveva creato un terreno fertile e individuato alcune leve su cui puntare per il consolidamento dei suoi esiti: un gruppo coeso di abitanti e soggetti locali, e una Cooperativa di Comunità neo costituita.
Cosa è successo dopo ad Ollolai?
Sono proseguite micro-progettualità e servizi di natura più tradizionale che non hanno avuto la capacità di attivare processi di cambiamento. Spiccano poi il progetto “Case a 1 euro” (lanciato nel 2016 e tutt’ora attivo: l’ultima casa è stata acquistata dall’ambasciatore del Sud Africa) e iniziative che hanno fatto dello smart working il fuoco della strategia di sviluppo (prima un progetto rivolto agli Stati Uniti, poi ampliato a tutto il mondo e divenuto “Work from Ollolai/Traballa dae Ollolai”).
Iniziative che hanno riscosso molto interesse, ma nulla di particolarmente “nuovo”: già con Ollolai.Capitale, infatti, il tema era stato individuato e lo stesso è avvenuto in molti altri piccoli centri sparsi su tutto il territorio nazionale.
Aree interne e sviluppo integrato
Qualche osservazione, o forse qualche domanda, a partire dall’esperienza di Ollolai è possibile farla.
Sono azioni puntuali come queste che riattiveranno processi di sviluppo nelle aree interne?
Non è l’azione promossa da “Work from Ollolai/Traballa dae Ollolai” ad essere inefficace; era già emerso con Ollolai.Capitale il valore di un’azione di questa natura, nella fase storica in cui ci troviamo, tanto da essere una delle piste di lavoro su cui si era concentrata la progettazione dell’Agenzia dell’Abitare (costituita da abitanti e soggetti locali), assieme ad azioni sull’housing e sui servizi di prossimità. In quel contesto era però un pezzo di un sistema complesso e integrato di azioni in cui l’attivazione della comunità e i processi di cambiamento culturale e co-creazione erano al centro della strategia; azioni che connettevano spazi, persone, servizi e attività economiche riconoscendo e attivando energie del territorio, pronte ad accogliere risorse esterne in una stretta relazione con la dimensione locale. Un approccio integrato senza il quale azioni anche potenti rischiano di risultare estrattive.
Ollolai.Capitale è stato un laboratorio permanente di co-creazione e un’importante prova di innovazione. Il rilancio da parte del Comune sull’azione relativa a smart worker e nomadi digitali potrebbe far riprendere e dare nuovo impulso ad una strategia promettente di sviluppo integrato.
Per approfondire:
> Ollolai.Capitale: Un ambizioso progetto integrato di sviluppo territoriale in un’area interna