di Claudio Calvaresi, Principal a|place
Qualche tempo fa abbiamo organizzato un incontro pubblico di confronto a partire dal saggio “Rallentare” dell’analista di politiche pubbliche Paolo Fareri. Da allora abbiamo portato avanti la riflessione sul tema della partecipazione pubblica. Ne è nata una serie di podcast che abbiamo presentato lunedì 16 giugno presso il nostro coworking.
La nuova serie podcast di Avanzi “La partecipazione è l’uso che se ne fa” nasce dall’interesse per un tema che attraversa le politiche pubbliche, le strategie di impresa e le pratiche sociali.
Siamo partiti da un saggio, scritto nel 1998 da Paolo Fareri, dal titolo “Rallentare”, un testo di riferimento per chi si occupa di politiche urbane [1].
La partecipazione, per Fareri, è uno strumento per far emergere punti di vista non considerati, cornici di senso non previste, mettendo al lavoro l’intelligenza della democrazia. La partecipazione è una rottura nel corso standard dei processi decisionali, un dispositivo per la costruzione di soluzioni che privilegiano la sperimentazione, più che la convergenza. È condizione per il cambiamento e l’apprendimento, nelle politiche e nelle organizzazioni, per la pubblica amministrazione, per le imprese e per il terzo settore.
All’epoca, Fareri vedeva già i rischi di ridurre l’apertura dei processi decisionali a «partecipazione progettata», a insieme di pratiche professionali per il coinvolgimento degli stakeholder.
Oggi, che questa riduzione della partecipazione a tecnica di ingaggio ci pare del tutto squadernata, ci chiediamo quale sia la posizione utile da assumere. Perché, nello stesso tempo, sono numerosissime le iniziative, promosse da cittadini, gruppi informali, associazioni, imprese, che trattano problemi e opportunità di intervento di natura collettiva. Sono politiche pubbliche “di fatto” e i loro protagonisti sono attori di policy.
> Dunque, la domanda è: in che modo renderle efficaci?
Siamo in un passaggio stretto, sul crinale tra accompagnamento e abilitazione, tra sostegno e rimozione dei disincentivi e delle barriere che bloccano l’esercizio dell’agentività. È bene saper progettare, «per evitare di essere progettati», ma è anche importante non progettare tutto, lasciare spazio all’imprevisto, all’effetto non atteso, per non de-politicizzare l’interazione sociale e ridurla a oggetto di design.
Non più facilitatori, ma knowledge broker o amici critici, che sollecitano «riflessione nel corso dell’azione», reframing e auto-sovversione.
> Una serie di podcast per ragionare, riflettere e tracciare nuove strade
Di questo e delle implicazioni di un punto di vista non consueto sulla partecipazione, discutiamo nella nuova serie podcast di Avanzi con diversi interlocutori, che ringraziamo ancora per la disponibilità:
- Gabriele Pasqui – Professore di Politiche urbane presso il Politecnico di Milano
- Giovanni Laino – Professore Professore di tecnica e pianificazione urbanistica presso l’Università di Napoli Federico II e Social Planner
- Ilda Curti – Docente di Design europeo presso l’Università degli Studi di Torino
- Nicoletta Levi – Dirigente Servizio Comunicazione Partecipazione e Innovazione Sociale del Comune di Reggio Emilia
- Giovanni Moro – Docente di sociologia politica presso Università La Sapienza e Advisor Scientifico di FONDACA – Fondazione per la cittadinanza attiva
- Mattia Seira – Territorial/Sustainability Manager di Edison S.P.A.
- Gianluca Salvatori – Segretario Generale di Euricse
- Sara Travaglini – Presidente Dar=Casa
Ci auguriamo che il nostro esercizio possa servire per ragionare su un tema-chiave e (sperabilmente) tracciare nuove strade.
Buon ascolto!
Potrebbero interessarti:
> Dallo stake-holder allo skate-holder. L’engagement come apertura alla complessità del reale
> Spazio Forte: un nuovo polo di rigenerazione urbana e sociale a Verona
> Attivare un living lab come spazio di sperimentazione
> Giovani e città: a Milano nasce Open Casello
Note:
[1] Il saggio è poi uscito all’interno di una raccolta di saggi dell’autore: P. Fareri (2009), Rallentare, Franco Angeli, Milano. Al saggio di Fareri, ha dedicato un commento, profondo e suggestivo, Gabriele Pasqui, con il quale abbiamo aperto la serie dei nostri confronti sul tema.
Ultimi Articoli


