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Quando l’economia civile guarda ai quartieri

Quando l'economia civile guarda ai quartieri

Di Ilaria Pais, manager e co-head di a|cube

Sul palco del Festival Nazionale dell’Economia Civile a Firenze è successo qualcosa di non scontato. Tra i finalisti selezionati al Premio Nazionale Prepararsi al Futuro è stata chiamata una neonata impresa sociale che porta il nome di Attitude Recordz, guidata da un gruppo di giovani ragazzi che traducono la propria passione per la musica rap/ trap in un codice di comunicazione aperto, democratico; un mezzo simbolico e allo stesso tempo estremamente concreto per raggiungere una missione importante: includere ragazzi a rischio emarginazione delle periferie cittadine.

Attitude non nasce infatti in un luogo qualsiasi. Sorge tra le vie di uno dei quartieri più difficili di Milano, San Siro, un territorio sfilacciato, su cui si stratificano bisogni di cura, lontano troppo spesso dai riflettori e dalle opportunità. E’ un’idea di strada, direbbero i ragazzi; una di quelle che nasce da una battuta, capace però di accendere sguardi appassionati e nel giro di poco diventare qualcosa che accade per davvero.

Quel giorno erano là, su quel palco, a 4 mesi dalla costituzione della loro cooperativa Atacama, incorniciati da una prestigiosa stanza di Palazzo Vecchio a Firenze dal soffitto imperante, le pareti affrescate, ed un grande schermo tipico dei momenti importanti.
Un fatto non scontato, dicevamo, né per questioni di stile né tantomeno biografiche; piuttosto perché testimone di un modello emergente del fare economia civile su cui vale pena soffermarsi; almeno per tre buoni motivi.

Il primo: su quel palco è stata messa in campo una contronarrazione.
Alla dinamica del successo tipica delle startup, è stata contrapposta una chiave di lettura del fare impresa: quella della vulnerabilità. La storia che hanno portato è la storia di chi come loro, in un sistema di risorse scarse, all’interno di contesti socio-economici fragili, ha messo in campo uno schema di tentativi e sperimentazioni che traggono spunto e forza dall’instabilità. Una chiave che connota oggi chi prova a fare innovazione traendo energia dalle spinte sociali, gestendone la complessità e trasformandola in risposte spesso circoscritte; per questo potenti.

Il secondo elemento che ha reso la loro presenza simbolica risiede nell’aver portato un tema non più certo trascurabile in questi tempi, la relazione tra idea – territorio – comunità. La forza di una proposta come quella avanzata dai ragazzi non risiede tanto nella forma dell’idea, che per molti aspetti potrebbe assomigliare a diversi altri progetti; piuttosto, nella capacità di farla sorgere e crescere in un luogo, situarla e radicarla in un contesto che la rende unica nel suo genere. Il territorio con tutte le sue particolarità e vocazioni diventa campo di incubazione e sperimentazione; ed in quanto tale, va interpretato, capito, fatto proprio. I ragazzi hanno rappresentato un mondo di innovatori sociali che hanno saputo trasformare la propria vita di quartiere in uno spazio di progettazione, includendo e costruendo patti di fiducia con chi ha sentito come loro il bisogno di intraprendere nuovi percorsi possibili.

L’ultimo fattore, è il valore pedagogico dell’operazione messa in atto. I ragazzi prima di giungere a Firenze hanno colto l’opportunità di partecipare ad programma voluto dal Comune di Milano, la Scuola dei quartieri, un dispositivo innovativo di cui a|cube e Avanzi sono orgogliosamente partner, che dispiega nei luoghi più fragili della città percorsi di progettazione di idee utili e innovative ideati dai cittadini. Quello che è stato mostrato in quella ampia stanza, piena di giovani spettatori, è che dando voce, forza e metodo a chi vuole fare qualcosa per trasformare i piccoli e grandi mondi in che abitiamo, favoriamo la creazione di una nuova comunità di intraprendenti e imprenditori che costruiscono un nuovo sguardo sul futuro.

Attitude è solo un esempio di un intero substrato spesso ancora invisibile di realtà che ogni giorno si batte per fare qualcosa per luogo in cui vivono e che lo fanno non solo con forte senso civico, ma anche con intuizione, spinta verso l’innovazione, fame imprenditoriale. Sono questi esempi che le politiche devono guardare e sostenere. Perché il cambiamento se è vero che non si fa da soli, è anche vero che si deve fare con tutti coloro che hanno la forza e la spinta per alimentarlo.

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